O gran Santo, glorioso san Giuseppe per i gradi insigni dei quali foste privilegiato qui in terra a preferenza di tutti gli altri Santi, noi umilmente ai vostri piedi prostrate vi preghiamo d’accettarci ora, e sempre per vostre Figlie, e come tali, proteggeteci nei pericoli, difendeteci dalle tentazioni e fateci crescere nella virtù.
Con queste parole santa Paola Elisabetta Cerioli, era solita rivolgersi a san Giuseppe. Parole di affidamento, di fiducia e di attesa che escono dalla sua anima e che ci trasmettono quanto grande fosse la devozione di lei nei confronti di questo divin modello. Parole che oggi diventano uno sprone concreto a riprendere la vicenda singolare di questo santo perché in essa albergano importantissimi insegnamenti di vita.
Innanzitutto egli ci fa capire che la salvezza portata da Gesù comporta nell’uomo la disponibilità a lasciarsi trasformare nei pensieri, nei progetti e nelle scelte, concetto questo che in questi giorni dove non siamo noi a scegliere e a progettare e dove tutto rimane sospeso, si manifesta in tutta la sua evidenza.
Se poi guardiamo Giuseppe con l’occhio della fede capiamo che lui è l’uomo che crede alle promesse di Dio anche nel momento in cui queste gli appaiono strane e improbabili, o comunque scomode. Come Abramo, padre nella fede, Giuseppe è disposto a camminare sul terreno affidabile del progetto di Dio, anche se non tutto gli appare comprensibile.
Se invece guardiamo Giuseppe con l’occhio biblico capiamo che egli è l’uomo giusto semplicemente perché obbedisce a Dio e ai suoi progetti. Di fatto per esprimere l’obbedienza di Giuseppe la Bibbia usa il termine “giusto”.
Giuseppe, dunque, rappresenta tutti i giusti della terra, cioè quegli uomini e quelle donne che hanno la capacità di pendere su sé stessi le vite, il dolore, le ferite degli altri e di vivere l’amore nella famiglia senza contare fatiche e paure. Ma Giuseppe ritrae anche tutti coloro che, senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno ciò che devono fare; coloro che hanno capito che il nostro compito supremo nel mondo è custodire le vite con la nostra vita; quegli uomini, concreti e sognatori, che benché disarmati dalla pandemia contingente, sono più forti di ogni principio di morte.
Noi in genere pensiamo alla giustizia come al rispetto delle leggi. Nella Bibbia l’uomo giusto invece è colui che cerca la volontà di Dio, che cerca ciò che è gradito a Dio, e gli obbedisce. E per Giuseppe, come ci racconta l’evangelista Matteo, l’obbedienza a Dio passa attraverso quattro sogni, nei quali Dio manifesta la sua volontà e attraverso i quali Giuseppe la conosce e l’asseconda.
Se pensiamo, poi, a cosa significhi la parola “sogno” ci viene da dire che essa altro non è che il nome della speranza. Sì, perchè il sogno ci porta in avanti, ci apre al futuro, ci pone nella dimensione del nuovo, dell’inedito, del desiderio. Di fatto i grandi inventori, i fondatori, i creativi, i profeti hanno guardato il presente con la prospettiva del sogno e del futuro, e sono riusciti a compiere cose grandi, anche in tempi di criticità. Se ci pensiamo bene, capiamo che la nostra vita è sempre una sintesi instabile tra condizionamenti e sogni, tra ristrettezze e possibilità; sta a noi percorrerla con la prospettiva giusta della speranza perché il presente si apra al futuro.
Dalla vita di san Giuseppe poi ci vengono alcune evidenze pratiche: anzitutto la capacità di sapersi collocare dentro le situazioni esistenziali, dentro un ruolo, dentro un compito facendo cose, che senza amore, non sarebbero immaginabili; in secondo luogo, contrariamente a quello che abbiamo tante volte pensato, san Giuseppe ci insegna ad accompagnare processi che sono differenti da quelli che avevamo sognato, processi che in buona parte non controlliamo perché non lo possiamo fare; da ultimo san Giuseppe si lascia trasformare radicalmente accogliendo nella sua vita Gesù Cristo. Tutto ciò non passa attraverso un’astrazione o una razionalizzazione della realtà, ma attraverso il coraggio, la pazienza, il dubbio, l’affidamento, la passione, la nostalgia, la meraviglia.
Questo divin modello, che oggi festeggiamo e preghiamo, ci mette dunque di fronte al cambiamento, però senza paura e con una serena speranza.
È bello, allora, poter far riferimento a questo esempio di vita risolta e benedetta, in questi giorni di profonda desolazione e tristezza.
Chiediamo a san Giuseppe di proteggerci e di soccorrerci nel bisogno e di aiutarci ad attraversare questo momento storico da tutti inaspettato e avversato, con speranza e consolazione.
Buona festa a tutti.
p. Giovanni Prina